
Si fa un gran parlare di street photography, ci sono grandi nomi tra quelli considerati maestri di questo genere, che poi un genere vero e proprio non è perché troppo trasversale. Alcuni di questi riprendono i comportamenti umani con grande perizia tecnica e linguistica, lasciando l'osservatore stupefatto da giochi di luci e ombre, composizione, scene bizzarre.
Il caso di Markéta Luskačová è diverso.
Intanto perché a me non è mai capitato di leggere il suo nome tra i maestri della street - meglio così mi viene da dire, anche perché la sua fotografia è sociale, quindi più ampia della street, seppur la ricomprenda - in secondo luogo perché le immagini prese dalla grande fotografa ceca infondono nel lettore, che pur con quelle persone e quei luoghi raffigurati potrebbero non avere familiarità, un'intimità inaspettata e autentica verso quelle scene, capacità che nella cosiddetta street si ritrova in pochi eletti.
Eh sì perché la Luskačová quei luoghi e quelle persone le vive profondamente dentro di sé, pratica comune a chi fa, per l'appunto, fotografia sociale. Lei è impegnata con il mondo come un paesaggio abitabile, come una comunità di parentele, relazioni e legami personali.
Per mezzo della sua Leica e con una tecnica non sempre impeccabile che rafforza l'espressività delle sue immagini, l'artista si relaziona ai pellegrini, ai contadini, ai musicisti di strada, alle maschere carnevalesche, ai senzatetto, ai bambini catturando non solo storie di vita ma anche la fragile immortalità del momento.
A proposito del lavoro Pilgrims, John Berger scrive che a Markéta Luskačová potrebbe essere stato affidato un incarico dai Morti: realizzare un reportage su di loro con gli occhi dei vivi:
Quel che [i Morti] avrebbero avuto piacere di vedere erano degli uomini e delle donne che si ricordassero ancora dei Morti. Non qualcuno che avesse appena perso un caro [...] ma persone che vivono la loro vita di tutti i giorni guardando più lontano, oltre, coscienti che i Morti sono nostri vicini.
(John Berger, "Capire una fotografia")
ciao, mic
Comments